Skip to main content
Gender Freedom

Kristian Tamagni

“Riconoscersi allo specchio è essenziale, non solo per stare bene con sé stessi ma anche perché, almeno nel mio caso così è stato, una volta messi d'accordo mente e corpo, anche il resto dei pezzi sparsi e incasinati hanno trovato una collocazione, trovando per lo meno un po’ di serenità”

Ricordo che da bambino pur non sapendo cosa fosse la disforia di genere o la differenza tra maschi e femmine, mi sentivo più orientato verso una compagnia maschile per i giochi ricreativi, spesso e volentieri dovevo lottare perché ciò potesse essere possibile.
Combattevo con i compagni per giocare a calcio con loro piuttosto che a qualsiasi altra cosa con le bambine come me.
Allora pur sapendo che non fossi come loro, biologicamente lo ero.
Litigavo con i miei genitori perché tornavo sempre a casa con qualcosa di rotto spesso erano i solo vestiti, un paio di volte ferite, una volta mi sono procurato una commozione celebrale per essermi scontrato con un compagno di classe che assolutamente non voleva femmine nella squadra. All’età di 8 anni mi feci la barba, procurandomi diversi tagli al volto, quando mi spiegarono che alle donne come me la barba non sarebbe mai cresciuta, provai un vuoto dentro, che solo oggi so spiegare e analizzare.

Nell'adolescenza subentrò la consapevolezza della mia identità sessuale, (niente a che vedere con l’identità di genere. La prima dice chi mi piace, la seconda dice il mio genere) così capì di essere attratto dalle donne, ciò però non mi sconvolse più di tanto, sono stato fortunato ad averla vissuta serenamente.

Meno sereno fu capire chi fossi, non capivo perché guardandomi allo specchio non mi riconoscessi, il seno era spesso una protuberanza fastidiosa, spesso un’arma, era tutto tranne che qualcosa che amassi avere su me stesso. Ero confuso e incasinato, ero ribelle, senza freni, a causa di altre problematiche oltre alla disforia, ero un involucro di carne che si muoveva senza scopi ne idee su chi io fossi davvero. Un fantasma tra la gente. Praticamente sopravvivevo anziché vivere, la differenza è enorme. Credetemi!

Ad un certo punto, verso i 20 anni capii, capii di sentirmi uomo, capii che e malgrado il mio corpo dicesse donna, la mia mente urlava tutt'altro. Ne parlai con la mia compagna di allora, ma lei essendo lesbica, mi disse di amarmi ma che non poteva stare con un uomo, saremmo rimasti amici ma se avessi intrapreso il percorso ci saremmo dovuti lasciare. Rinunciai per amore, grave errore. Questo portò solo altra autodistruzione. La mia storia inevitabilmente finii poco dopo un anno.

All’età di 24/25 anni dissi per la prima volta alla mia psichiatra di allora di sentirmi uomo, lei rispose: - “Non devi cambiare sesso, puoi benissimo essere donna e amare le donne” -. Forse non mi ero spiegato bene io, forse lei non aveva capito appieno il mio disagio, forse le problematiche di allora erano gravi al punto che il percorso all'epoca sarebbe stato nocivo per me, non lo saprei dire con esattezza. Fatto sta che mi sentii non capito e mi arrabbiai ancora di più, lo feci con me stesso.

Barcollai di nuovo fino all’età di 29 anni, quando incontrai la mia ex moglie, colei che mi ha salvato da me stesso. Fu lei a parlarmi dell’eventualità del percorso, a dirmi che se mi sentivo uomo dovevo fare qualcosa, come minimo parlarne di nuovo con i miei psicoterapeuti. Presi coraggio e lo feci. Inizialmente mi tennero diverso tempo sul filo del rasoio, di nuovo mi sentivo impotente e scoraggiato. Ma tenni duro. Cambiai psicoterapeuta e continuai la terapia psicologica con un altro psichiatra, sentendomi per la prima volta capito. Iniziai la mia vita come Kristian, incredibilmente fu la svolta per trovare finalmente la mia identità e non parlo solo del fatto di essere uomo, ma di chi io fossi davvero.

A poco a poco i pezzi della mia vita si aggiustarono. Trovai una stabilità vivibile, una terapia adeguata alle mie esigenze e diventai più sereno, almeno con me stesso, su chi fossi realmente. Di sicuro, imparai a vivere. Con i suoi alti e bassi. Dopo circa un anno di terapia psicologica, iniziai a prendere gli ormoni. Ricordo che alla prima iniezione non potevo credere stesse succedendo, ero emozionato, incredulo, felice.

Per quanto sia bello, si rivive una sorta di adolescenza. Con pregi e difetti. Gli ormoni, per quanto ci trasformi in noi stessi o forse proprio perché ci mutano, porta anche aspetti negativi. Quali, nervosismo, aumento della fame, sbalzi d'umore. Su una persona come me, già predisposta a queste problematiche sicuramente non ha agevolato la situazione. Per non parlare dei cambiamenti fisici quali, voce, lineamenti, distribuzione muscolare, ecc...

Due anni dopo l'inizio della terapia ormonale, ho subito finalmente l'operazione di riassegnazione, mastectomia e isterectomia. Seppur terrorizzato e angosciato, lo affrontai e tutto è andato bene. Pochi mesi dopo, il grande giorno: Documenti al maschile, felicità pura. Ero io anche per la legge! È stato difficile, ho perso alcuni famigliari e molti amici, ho sofferto, ma con il senno di poi, quelli rimasti, sono le persone che mi amano e mi rispettano per come sono. Quindi tanto meglio no?

Per quanto sia stato difficile, oggi sono in grato di essere finalmente me stesso e certo, rifarei tutto da capo.

Cosa significa per me il riallineamento di sesso?
Tutto. La vita che inizia. Riconoscersi allo specchio è essenziale, non solo per stare bene con sé stessi ma anche perché, almeno nel mio caso così è stato, una volta messi d'accordo mente e corpo, anche il resto dei pezzi sparsi e incasinati hanno trovato una collocazione, trovando per lo meno un po’ di serenità. E l’autodistruzione che prima mi accompagnava ha preso il largo.