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Amare non è reato

Nel 1990 l’Oms rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. In trent’anni si è fatto molto ma la strada è ancora lunga. De Angelis: “Fondamentale sensibilizzare i giovani”

Il 17 maggio si celebra la Giornata contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. La ricorrenza, introdotta in Europa dal 2007 ricorda la data storica nel 1990 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) rimuoveva l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali e stabiliva che l’orientamento sessuale era parte dell’identità delle persone, non una forma di patologia o devianza.

Un momento per riflettere
Un’occasione simbolica ma decisamente importante per lottare e riflettere contro ogni violenza fisica, morale, o simbolica connessa all’orientamento sessuale. In Svizzera da febbraio 2020 l’omofobia è un reato punito ai sensi dell’articolo 261bis del codice penale. La popolazione elvetica ha dato un grande e importante riscontro al referendum con il 69,9% di sì. Insomma, chi discrimina o incita alla discriminazione sull’orientamento sessuale rischia fino a tre anni di carcere. Secondo un rapporto pubblicato questa mattina in Svizzera, nel 2020, sono state registrate 61 aggressioni omofobe anche se in Ticino è una cifra difficile da estrapolare. Le denunce ai sensi del 261 bis l’anno scorso sono state 13, in aumento rispetto al 2019 e al 2018 ma al momento non è possibile fare un’analisi statistica perché i dati non riguardano solo le discriminazioni sessuali ma anche quelle in base a razza e religione. “Quello che emerge è solo la punta dell’iceberg, ma se le persone iniziano a denunciare è forse perché si sentono più tutelate”, ha commentato da noi contattato Federico De Angelis co-coordinatore di Imbarco Immediato.

“Desiderio di vivere la propria vita con libertà”
Imbarco immediato riceve segnalazioni di questo tipo anche se in realtà l’associazione è più focalizzata su altre tematiche della comunità Lgbtq+. “Fino a qualche anno fa si era molto più restii a manifestare in pubblico l’orientamento sessuale ma ora c’è una maggiore consapevolezza e il fatto di avere maggiore tutela e diritti fa sì che ci sia maggior desiderio di vivere la propria vita con serenità e libertà”, sottolinea De Angelis.

Situazioni legate a un retaggio culturale
“Anche se viviamo in una situazione migliore rispetto ad altri Paesi, nella nostra società questi episodi discriminazioni ce ne sono ancora”, spiega De Angelis. Situazioni che sono probabilmente molto legate e radicate alla paura del diverso e che sono dovute da retaggi culturali e problematiche della società. “Adesso se ne parla di più ed è importante, ma ancora più fondamentale è sensibilizzare i giovani, portando sul banco queste tematiche”, aggiunge. I giovani grazie anche a un maggiore e costante accesso al mondo dell’informazione e dei social media sono più aperti e propensi a questo tipo di società normale ma secondo Imbarco Immediato è cruciale dare un supporto maggiore ai docenti che tutti i giorni vivono con ragazzi e ragazze esperienze di discriminazione e bullismo legate all’orientamento sessuale. “Alcuni ragazzi ci hanno raccontato durante le autogestite episodi di bullismo e di nessuna presa di posizione da parte dei docenti”, racconta De Angelis che sottolinea: “Non prendere una posizione in qualche modo è un appoggio indiretto a quella discriminazione”.

Paesi in cui viene punita l’omosessualità
Sono ancora tanti, troppi, i Paesi in cui l’omosessualità viene punita, a volte anche con la morte. Questi rappresentano circa un terzo dei paesi di tutto il mondo, ciò vuol dire che in ben 72 nazioni amare è reato. Le pene cambiano da paese a paese ma in cinque stati dell’Africa e dell’Asia, Mauritania, Sudan, Iran, Yemen e Arabia Saudita esiste ancora l’esecuzione capitale. Secondo alcune statistiche dell’Ilga (The International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association) gli atti illegali di omosessualità sono puniti in 10 Stati e prevedono una reclusione che può andare da un minimo di 14 anni fino all’ergastolo. Altri 55 paesi del mondo, fra cui 27 presenti in Africa, le persone gay possono essere condannate a pene fino a un massimo di 14 anni di carcere. In altri 55 Paesi, di cui 27 in Africa, gli omosessuali possono essere condannati a pene detentive inferiori a 14 anni.

“C’è ancora tanto da fare”
Anche se in Svizzera e in Europa la situazione sembra migliore “c’è ancora tanto da fare”. De Angelis rimane comunque fiducioso: “Siamo sulla buona strada, anche se il percorso è lungo. Queste giornate sono importanti per sensibilizzare la società perché un diritto negato oggi è un diritto negato per tutta la società”. In molti casi – sottolinea – “l’omofobia è causata dall’ignoranza, dalla non conoscenza della situazione e di alcune realtà. Il fatto di venire associati a qualcosa di diverso è qualcosa che comunque ha delle fondamenta nel patriarcato, nelle culture in cui c’è un estremismo dal punto di vista sociale e religioso”. Discuterne a partire dai giovani permette di “sensibilizzare la restante parte della popolazione” perché la società “deve tutelare le minoranze, senza alcun tipo di distinzioni”, spiega.

“Matrimonio per tutti”
In Svizzera a breve saremo chiamati a votare per il “Matrimonio per tutti”. Un’opportunità - secondo De Angelis - per fare un ulteriore passo avanti “dando un forte segnale all’uguaglianza dei diritti”. La società - conclude - “è più avanti della politica e l’amore non ha colori”..

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