Tutto è iniziato a fine del 2012, dopo tanti anni di domande, dubbi, paure e mascherare il mio disagio, mi ritrovai a parlarne con la mia ragazza dei tempi. Quasi fin da subito lei fu la prima a capire che in me c’era qualcosa che non andava, qualcosa che mi faceva stare male da dentro, ne parlammo per molto tempo, passammo diversi momenti ad affrontare l’argomento.
Arrivò così novembre, per questioni di salute dovetti andare dal mio medico e indossare una fascia al petto per un’infiammazione alle costole, su prescrizione medica l’avrei dovuta portare per una decina di giorni, ma non fu così, non smisi, anzi continuai a indossarla. La sensazione che mi dava portare quella fascia è indescrivibile, nascondere una parte del corpo che per me era fonte di grande disagio mi dava grande sollievo. Sarà stato il caso, ma per me fu uno dei tanti segni che mi diceva di affrontare la verità e iniziare il mio percorso, ma da dove partire? A chi rivolgermi? Cosa devo fare per poter iniziare? Ed ecco uno dei tanti scalini, non sapevo dove girarmi, non sapevo a chi chiedere. L’unica persona con cui potevo parlarne fu ancora lei, dopo una lunga conversazione mi consigliò di parlarne con la mia dottoressa, magari chi meglio di lei sapeva da chi indirizzarmi?
E così la chiamai, fissai un appuntamento e andai alla visita. Ero spaventato, non sapevo come dirle di questo disagio, non sapevo se avesse compreso, sostenuto e soprattutto aiutato. Finalmente mi chiamano, presi coraggio ed entrai nello studio, l’ansia sale ad ogni passo verso quella stanza, mi siedo, attendo. Ecco che arriva la dottoressa, iniziai a spiegarle la situazione in cui mi trovavo e del disagio che mi continuavo a portarmi dietro, dopo un lungo monologo, mi disse con molta tranquillità e spiegandomi che non sarebbe stato facile fare il percorso, avrei dovuto fare delle sedute dal/la psichiatra, dal/la psicologo/a, assumere periodicamente gli ormoni, essere sottoposto a degli interventi invasivi ecc. ma di tutto questo nulla mi importava, finalmente potevo avere una nuova vita in un corpo da me sentito.
Finito l’appuntamento mi diede il contatto di una psichiatra, mi affrettai a salutarla e uscire dalla struttura per poter fare la chiamata, presi il telefono, digitai il numero e attesi.
Arrivò l’anno nuovo, come arrivò finalmente il mio primo appuntamento con la psichiatra, mi chiese cosa mi portasse da lei, parlammo della mia vita famigliare e della mia quotidianità e così dopo una decina di sedute mi fece consultare con una psicologa con cui avrei dovuto fare 2 test, di cui uno inventare delle “storie” in base all’immagine che mi poneva e l’altro le macchie di Rorschach. Per mesi attesi la sua risposta, ad ogni seduta con la psichiatra domandavo se almeno a lei avesse fatto sapere qualcosa, ma nulla, fino a quando non decise di prendere la cornetta e contattarla per sapere l’esito, perché in base alla sua decisione (avendo già l’ok dalla psichiatra) potevo sapere se proseguire con un endocrinologo. Capii che tutto sarebbe andato per il verso giusto quando la dottoressa rispose “si sono d’accordo pure io” appese la cornetta, mi sorrise e mi disse:
-Allora pronto ad iniziare? Contattiamo l’endocrinologo?
Saltai dalla sedia per la felicità, dopo mesi di paranoie che non avrei iniziato e che non avrei mai ottenuto l’ok a proseguire finalmente avevo la loro approvazione. Chiamò l’endocrinologo e prese l’appuntamento per la settimana successiva.
Il primo colloquio con il medico fu molto lungo mi spiegò per filo e per segno tutto quello che consisteva l’assunzione del testosterone, mi chiese in che forma volevo assumerlo, se tramite gel, puntura o pastiglie, mi spiegò anche gli effetti che ognuno aveva. Preparammo la domanda alla cassa malati per vedere se ricoprissero le spese e mi fece delle analisi del sangue, delle urine e fisici per vedere come stavo di salute. Una volta ottenuta la risposta, presi un altro appuntamento e così iniziai con il testosterone.
L’endocrinologo entrò nella stanza e mi chiese se preferissi farle in studio o a casa, decisi di farle a casa per comodità, dalla mia decisione, si sedette da parte a me e mi spiegò come fare l’iniezione, come aspirare, disinfettare ecc.
Ecco la mia prima puntura, per l’emozione spinsi troppo velocemente, mi aveva fatto male, ma ero a parecchi metri dal suolo per rendermi conto di quello che stava succedendo, uscii dallo studio zoppicando, e così per una settimana. I mesi passavano e i cambiamenti fisici si facevano sempre più evidenti, prima la voce, che in un momento era bassa, poco dopo si rialzava fino pochi mesi dopo iniziò a stabilirsi, la libido che fin dalla prima puntura mi dava dei picchi che con il tempo ho saputo gestire, anche se all’inizio non è stato affatto semplice, le spalle che si allargavano, la forza era aumentata, le basette e i baffi che si facevano sempre più scuri e finalmente il primo pelo sul mento, ero così contento che continuavo a sorridere e giocarci. Ma siamo sinceri ogni cosa bella comporta anche dei lati meno belli come il nervosismo, ho odiato parecchio quella fase, perché meno me lo aspettavo, che era davanti alla tv, o fuori con gli amici, in qualsiasi momento poteva succedere che io mi innervosissi da nulla, imparare a gestire le nuove emozione è stato un lavoro molto duro. Ma c’è stato anche un altro momento meno bello di cui ho dovuto tener conto, il mio coming-out con la famiglia. Iniziai a pensare da chi iniziare, da chi sarebbe stato più “facile”? Così iniziai da mio fratello per poi andare da mia sorella, andò bene con entrambi per fortuna, ma dovevo dirlo anche a mia mamma, non sapevo né come né quando l’avrei fatto, ma lo feci, una sera presi coraggio e andai in salotto, nella casualità quella sera lei stava guardando un programma dove trattavano la tematica. Le chiesi cosa ne pensasse delle persone che cambiano sesso, molto tranquillamente mi rispose che lei non ci vedeva nulla di male, a quel punto iniziò un silenzio tombale, spezzai quel silenzio dicendole che sto cambiando sesso!
Lei si girò verso di me, mi guardò e mi chiese se la stesse prendendo in giro, abbassai la testa e le feci cenno di no. A quel punto lei mi disse che non è scema, che già l’aveva capito da tempo, e che fin da piccolo ero un “maschiaccio” che se questo mi rendeva felice per lei non ci sarebbero stati problemi. Passarono i mesi, e mi chiesi quando fosse giunto il momento di farmi operare, domandai all’endocrinologo sul da farsi, ma non capisco ancora adesso perché non continuò la procedura per la richiesta dell’intervento. Presi la palla al balzo già che lui stava per andare in pensione decisi di cambiare endocrinologo. Mi recai dai nuovo dottore, parlai con lui della mia situazione per l’intervento, mi fece delle analisi del sangue, scoprì che avevo gli ormoni sballati, che in quelle condizioni non potevo presentarmi per l’operazione, ma in poco tempo sistemò tutto, mandammo la richiesta al CHUV di Losanna con allegato anche il certificato della mia psichiatra. Dopo 6 mesi, rividi il dottore, dove mi chiese se avessi avuto notizie da Losanna, ma nulla, io non avevo ricevuto nulla e nemmeno lui. Così contattò l’ente, e chiese notizie, gli risposero che loro non avevano nulla! Non avevano la mia domanda! Con l’endocrinologo facemmo un’altra domanda, ma questa volta poco dopo feci chiamare da mia mamma, finalmente avevo una data!
Tutto era pronto per la partenza, l’avventura stava iniziando, andai al mio primo appuntamento con i miei migliori amici e un’amica, il viaggio fu lungo, ma una volta in hotel lasciammo tutti i bagagli e andammo all’esplorazione di Losanna, anche se stanchi dal viaggio alla sera andammo a bere qualcosa per festeggiare. L’indomani ci svegliammo presto, ci preparammo e andammo al CHUV, un ospedale immenso, ma non fu difficile trovare la reception, mi spiegai con un francese che ancora adesso mi chiedo cosa abbia detto, ma ci capimmo, chiamò un ragazzo che ci accompagnò alla sala d’aspetto del chirurgo. La tensione e l’emozione erano palpabili, ad un tratto arrivò un uomo molto formale e serio, mi chiamò e accompagnò me e il mio migliore amico all’interno dello studio, mi fece parecchie domande e mi prese delle misure, mi spiegò come avrebbe provveduto all’operazione, mi disse che fino all’anno dopo non c’era posto, ma sarebbe arrivata una lettera a casa per la convocazione. Si alzò ci strinse la mano e condusse in sala d’attesa.
Da quel giorno attesi ogni giorno che arrivasse quella lettera, passarono i giorni, le settimane, ero stufo e ansioso e non volevo più aspettare, al secondo mese di attesa decisi così di chiedere nuovamente a mia mamma di chiamare, le dissero che la data era già stata programmata ma che mi avrebbero comunicato il tutto qualche settimana prima dell’intervento, esplosi di felicità per la notizia. Decidemmo con i miei migliori amici di partire qualche giorno prima della data dell’intervento così da arrivare più “tranquilli”, fu un viaggio esilarante, pieno di spensieratezza e risate. Ed ecco il giorno del ricovero, agitato come non mai arrivai in stanza, sistemai tutte le mie cose nell’armadio e attesi tutti i medici che dovevano arrivare per le varie visite e domande. Il tempo passò così velocemente che la sera fece presto ad arrivare, ero stranamente tranquillo, portarono anche la pastiglia per tranquillizzarmi, ma non la presi, sentivo di non averne bisogno, poco dopo mi addormentai fino all’indomani.
Una volta risvegliato, andai a fare la doccia e attesi tranquillamente l’arrivo degli infermieri che mi avrebbero accompagnato in sala operatoria, fu molto lunga l’attesa, ma seppur molto lunga continuavo ad essere tranquillo, nulla in quel momento riusciva a smuovermi. Mi svegliai dopo l’operazione molto rimbambito e felice, feci 5 giorni di ricovero stupendi. Il secondo giorno vidi per la prima volta il mio nuovo petto, era gonfio ma non era importante per me era à stupendo così. Dopo due settimane, dovetti tornare a farlo vedere, dovetti tornare ancora un paio di volte, una volta guarito, iniziai ad informarmi per il cambio anagrafico dei miei documenti.
Sapevo che il primo passo da fare era andare in pretura e così feci, mi presentai all’ufficio per chiedere quali documenti avessero bisogno per provvedere alla rettifica. Ci misero circa un mese per tutta la burocrazia e portare il tutto in governo per far mettere la postilla, ma la parte che più mi spaventata era cambiare i documenti in Italia, tagliai la testa al toro e partii direttamente al consolato, chiesi le informazioni necessarie, gli procurai i documenti richiesti e mandai la domanda con la paura che ci avrebbero messo anni. Fortunatamente dopo 3 mesi e mezzo mi arrivano tutti i documenti approvati e timbrati, ma non la carta d’identità, mi spiegarono che per la carta d’identità dovevo inoltrare una domanda come se l’avessi dovuto rinnovare normalmente ma con i nuovi dati. Fu così che dopo 2 mesi esatti, mi arrivò il documento nuovo con tutti i dati cambiati.